
Credo che molti dei miei pochissimi lettori siano più o meno al corrente del “caso Sinner”.
Molto in breve, il tennista è risultato positivo ad un controllo antidoping da cui risultava che nel corpo
dell’atleta ci fossero alcuni picogrammi (un picogrammo è un millesimo di miliardesimo di grammo) di un
anabolizzante derivato dal testosterone.
La spiegazione di quella indebita presenza fu data immediatamente: il massaggiatore gli aveva trattato una
piccola ferita a un dito con il Trofodermin, uno spray cicatrizzante di libera vendita in farmacia al prezzo di
euro 11,54.
La buona fede del ragazzo fu subito chiara e accettata, il tutto unito al fatto che quella quantità di clostebol
acetato, il principio attivo in questione, non ha il minimo effetto anabolizzante.
Per succinta informazione aggiungo che il clostebol fu utilizzato da atleti di quella che fu la Germania Est
per aumentare la massa muscolare, ovviamente con dosaggi infinitamente superiori e per tempi prolungati.
Dunque, nulla a che fare con il filiforme Sinner e con le quantità occasionalmente rilevate.
Subito assolto, ecco che la World Anti-Doping Agency, fondazione a partecipazione mista pubblico-privata
in cui denaro e politica non sono estranei, e che già ebbe modo di rimediare figure non proprio onorevoli,
fa ricorso e pretende una squalifica di uno o due anni.
La motivazione è a dir poco divertente: non si avanzano dubbi sulla buona fede del tennista né sul fatto che
la quantità rilevata sia del tutto inefficace. Ciò che si sostiene è che Sinner AVREBBE DOVUTO VIGILARE SU
CHI GLI METTEVA LO SPRAY SUL DITO.
Credo sia inutile commentare una stravaganza simile, ma, se un’idea così balzana dovesse mai essere
accettata, sarebbe impossibile non trovare analogie con i miliardi di somministrazioni di veleni a miliardi di
ignari esseri umani.
È ampiamente noto che non esiste alcun farmaco che non abbia effetti collaterali, e non è proprio raro che
questi si manifestino in modo che può essere grave al punto da causare la morte del paziente. Lo stesso si
può dire di alcuni impianti chirurgici (per esempio, protesi di seno), e di alcuni trattamenti medici (per
esempio, impiego di respiratori in circostanze che fanno sorgere pesanti dubbi sulla conoscenza della
fisiologia da parte dei signori medici).
A questo punto, la responsabilità del danno eventuale sarebbe addossata a chi quel danno lo ha subito,
perché avrebbe dovuto vigilare su chi ha somministrato il farmaco o praticato la chirurgia o la cura.
Insomma, sottrarre il bugiardino, praticare atti chirurgici da parte di incompetenti o, magari, per mera
sfortuna, o applicare cure demenziali trasferirebbe alla vittima la responsabilità. Signora Maria, s’informi
prima di lasciarsi toccare.
Dopo l’invenzione di quel grottesco mostro giuridici che è lo “scudo penale”, non so se ci si renda conto
delle conseguenze di questo passo ulteriore della scalata.
